Dalle parti di Akershus (I parte)


Fortezza di Akershus : interno

È sabato mattina e la città comincia ad animarsi di turisti che vagano in cerca di cose belle.

Proprio come me.

In un sabato mattina in cui il tempo sembrava decisamente incerto, sono quindi uscita per andare dalle parti di Aker Brigge, ma sono finita, quasi per caso, in un luogo del tutto diverso.

Giardini accanto al Comune

In un primo momento ho costeggiato i giardini del palazzo comunale, scattato delle foto alle aiuole e a qualcuna delle mille statue che popolano ogni angolo del Sentrum, quindi sono andata a curiosare vicino al porto, per guardare da vicino alcune barche dall’aria vecchiotta che mi avevano incuriosito già dalla visita fatta lo scorso anno.

Non c’è in tutto il Sentrum uno slargo, una piazzetta o una rientranza che siano privi di un prato verde e/o di qualche piantina colorata.

Mentre passavo, sono stata colpita, all’interno di una di queste aree verdi, dalla statua di un uomo che beve avidamente da una ciotola.

Il cielo era grigio. Di sicuro avrebbe piovuto, ma ho imparato presto che a Oslo devi avere sempre con te un impermeabile e l’ombrello e, a quel punto, puoi andare ovunque senza tanti problemi.

Se poi diluvia, acchiappi al volo uno dei tanti tram che si dirigono verso il teatro Nazionale e, da lì, arrivare a casa è proprio un attimo.

In quel momento, dopo aver scattato foto alle navi, guardando la collina proprio alla mia sinistra, ho visto che alcuni gruppi di persone stavano salendo, tutte insieme nella medesima direzione.

Nave nel porto
Navi nel porto

Mi sono accodata.

Le navi, viste dalla collinetta

È stato così che ho scoperto la fortezza di Akershus, che è diventata una delle mete preferite delle mie passeggiate.

L’ingresso delle fortezza

I nordici non avevano (e non hanno) le manie di grandezza di noi del sud Europa, dunque, guardando questo luogo severo e spoglio (tetragono, in alcuni suoi aspetti), si stenta a credere che sia stato addirittura una reggia, per un po’ di tempo.

(in una passeggiata successiva ho visitato anche l’interno di questa fortezza, la reggia, appunto, poi ve ne parlerò)

Sempre seguendo le persone, sono entrata dalla porta principale della fortezza e sono rimasta senza parole.

Il Paradiso, ma in verde.

La salita che porta al castello

Tutto curato, anche quando sembrava trascurato. Era sabato mattina e la città cominciava ad animarsi di turisti che vagavano in cerca di cose belle.

Proprio come me.

Il teatro acquatico

Alla mia sinistra si apriva un laghetto, alimentato da una piccola cascata, e proprio lì si affacciava un minuscolo teatro.

C’erano pesci che nuotavano lì dentro, delle papere e uccellini dalla coda lunghissima, che fa da punto di equilibrio quando, per andare a pesca, agitano le ali, mentre rimangono immobili a scrutare l’acqua.

Qui d’estate, le persone vengono ad assistere a spettacoli all’aperto, nel breve periodo in cui la temperatura e la luce consentono agli oslesi di uscire fuori e godersi la natura.

Come in quasi tutti i luoghi della città, domina il verde. Silenzio, alberi e vento sono la caratteristica più importante di questa fortezza.

Ci si siede ascoltando la brezza e la mente si pulisce immediatamente.

La vista dai bastioni della fortezza di Akershus

Se ci si affaccia dai bastioni, si gode la vista del porto e di Aker Brigge che compensa la piccola fatica di un percorso prevalentemente in salita.

(se no, che fortezza sarebbe?)

Aker Brigge da Akershus

Arrivata sul bordo delle mura ho osservato il porto dall’alto. Pioveva a sprazzi, ma la temperatura, in questo luglio oslese, non ha superato i diciassette gradi.

Una meraviglia.

Nel porto in quel momento transitavano diverse navi ed imbarcazioni, piene di turisti, che se ne andavano ad osservare i piccoli fiordi che si allungano poco fuori la città.

(niente a che vedere con i fiordi più famosi e conosciuti, che si trovano da tutt’altra parte: sulla costa che guarda verso ovest, per lo più, molto lontano da qui, comunque)

Nel corso del mese della mia permanenza in città, Akershus è diventata una delle mete che ho amato di più.

Prima di andare lassù, passavo dalla mia bakery preferita, compravo uno dei loro panini da sballo, mi facevo una lunga camminata e poi mi arrampicavo, solo per godermi la pace di quel luogo.

Ho trovato modi diversi per raggiungerla, spesso portandomi dietro anche il mio quaderno della scrittura ed utilizzando il telefono, ma solo per scattare foto.

Il castello

Oslo è l’ideale per chi – come me – arriva sopraffatto da una vita che va sempre troppo di corsa: qui ti devi (sof)fermare per forza di cose.

E io amo soffermarmi sulle cose, guardare i particolari, fosse anche un semplice stelo d’erba che è mosso dal vento.

In questa città, inoltre, puoi immergerti allo stesso tempo nella solitudine e nella folla, senza mai sentirti davvero solo o sopraffatto dalla presenza delle persone.

Il castello ad Akershus

Nessuno si sognerebbe mai di disturbare la tua lettura o la tua scrittura, anche quando qualcuno ti chiede il permesso di sederti accanto nella panchina su cui ti trovi.

Nessuno attacca mai bottone con nessuno, ma tutti sono sempre gentili e pronti a rispondere, se hai bisogno di aiuto o di una informazione.

Le persone sono silenziose, per lo più, dunque. 

Questo è uno dei punti di forza della Scandinavia. La gente non urla.  

Se si incrocia lo sguardo di qualcuno, quasi sempre appare un sorriso, unito ad un saluto, che, di solito, è un cenno della testa. Niente di più, ma per me è l’ideale.

Il rispetto per le donne, poi, ma verso chiunque in generale, è una legge sacrosanta che nessuno si sognerebbe mai di infrangere.

Oslo è una meraviglia per noi donne, sappiatelo, ragazze.

Il castello ad Akershus