Arrivare


Fiumicino: gate di partenza

Fine luglio 2023

Roma —————–> Oslo

Beh, come capita a tutti noi, il giorno del nostro arrivo in un posto nuovo, quello in cui passeremo una vacanza lunga un mese, è sempre un po’ caotico. 

Si devono ridefinire un bel po’ di punti interiori. Si deve fare amicizia con il luogo, con la casa, con la stanza in cui dormiremo. Si deve prendere possesso di un ambiente che fino ad un minuto prima ci era sconosciuto.

Se prendiamo per buona la metafora di Bernardo il Paguro, si sta passando da un guscio all’altro.

(per maggiori dettagli sul difficile adattamento di un individuo a posti sconosciuti, vedi Proust, Marcel: “À l’ombre des jeunes filles en fleur”)

Arriviamo a fine giornata senza sapere dove abbiamo trovato le energie per fare tutto e ci si butta semplicemente sul letto. Spatasciati. 

Morti. Morti, certo, ma anche felici.

(“ma di che ti lamenti, di preciso?”) 

“Non provarci nemmeno!” – dice la tua vocina interiore.

Aspettavi da un anno questo momento. Sapevi già che questa sarebbe stata una giornata abbastanza “impegnativa” (= eufemismo)

Lo sapevi già. 

Lo avevi messo in conto. Fa parte del gioco.

Altri, che partono insieme a te

Se hai davanti a te centinaia, migliaia di chilometri, da percorrere entro fine giornata, sai anche che, tra svegliarti presto e prendere la macchina per arrivare in aeroporto, lasciarla nel parcheggio coperto, afferrare i bagagli, fare file lunghissime per lasciare una delle valigie in stiva, superare il controllo di sicurezza, sempre standotene in colonna, perché sei pur sempre a fine luglio e – come te – milioni di altre persone stanno andando in vacanza, ti devi rassegnare al caos che hai intorno, alla fatica di aspettare al gate, salire e scendere dall’aereo, riprenderti i bagagli, prendere un treno, un taxi, raggiungere il piccolo appartamento che hai prenotato per un mese intero, salire trascinandoti le valige per tre-piani-tre, perché non c’è l’ascensore, mettere infine le tue cose a posto.

Dalla finestra di casa

Cenare.

E allora, alla vista del letto, ti fiondi sopra e amen.

Di norma, per me è così.

Certo. Quella prima sera ero davvero stanca. Morta.

Però ero anche elettrizzata dall’idea di una vacanza divertente e rilassante, con una piccola incursione a Minneapolis, situata più o meno al centro del tutto.

L’Europa, vista da un finestrino

Il viaggio in aereo dall’Italia è stato bello, perché – mentre ero seduta accanto al finestrino – ho visto scorrere sotto di me mezza Europa: Austria, Danimarca, parte della Svezia (credo) e poi, finalmente, la Norvegia. La mia adorata Norvegia.

Tutto molto bello. Tempo splendido. Piccole isole, sotto di me, pale eoliche sul mare, gente in motoscafo che si godeva l’estate. Boschi senza fine, poco prima di arrivare.

Banchi di nuvole, la periferia di Oslo in atterraggio.

Poi di corsa a recuperare la valigia e, sempre di corsa, prendere il treno.

Arrivata ad Oslo col treno ad alta velocità, che mi ha depositata esattamente in centro, mi sono preparata (IO, che odio gli spaghetti) degli spaghetti (avevo solo quelli da cucinare, insieme  ad un provvidenziale vasetto di pesto alla genovese, afferrato quasi all’ultimo da Eataly, poco prima di imbarcarmi).

Ho cenato davanti ad una serie tv appena uscita. Ero davvero stanca e non avevo voglia di uscire.

Avrei potuto: c’era ancora molta luce fuori.

È restata intensa fino alle dieci di sera e questo mi ha confermato che, sì, mi trovavo nella mia amata Scandinavia. 

Il posto in cui d’estate la giornata sembra non finire mai. Il posto in cui il cielo è sempre basso sulla tua testa. Il luogo che amo di più al mondo, dopo l’Italia.

Mi sono addormentata di schianto, nonostante la luce fuori. Ci sarebbe stato tempo per godersi tutto. Meglio domani, però. Domani sarei stata in grado di cominciare col passo giusto.

Pronta per la mia nuova avventura interiore. Non vedevo l’ora di iniziare.

(wait! avevo già iniziato, a dire il vero)