IL GOMITO DEL MONDO


Oslo: Karl Johnson Gate

Ed eccoci di nuovo qua. Venticinque anni dopo.

A ripetere una vacanza che allora si era rivelata disastrosa. Ero una persona arrabbiata e scontenta di sé, in quel momento. Una madre impossibile, insoddisfatta di tutto, nel bel mezzo di una paralisi esistenziale.

Avrei voluto essere una scrittrice, la cosa che avrei desiderato più di tutte, ma non lo ero.

(o, non ancora)

Non sapevo ancora che mi mancava l’anima, per riuscire a farlo: non riuscivo a dare vita a me stessa, figuriamoci ai personaggi che avrebbero dovuto popolare racconti e dialoghi.

Marionette prive di senso: ecco cos’erano i miei personaggi. Paralizzati, come ero paralizzata io.

In che modo avrebbero potuto esprimere amore, gioia, rabbia, se nemmeno io riuscivo a farlo?

In quel momento preferivo (e lo avevo fatto fino a quel 1995) vivere all’ombra della mia migliore amica, lei sì realizzata, lei sì scrittrice.

La FALLITA N.1 si lasciava trasportare dalla sua scia, viveva di luce riflessa. Una diade perfetta, la nostra. E infatti dopo questo viaggio in Norvegia, dopo questa esperienza, la nostra amicizia è andata in frantumi. Per sempre.

(ma questa è un’altra storia)

La scoperta della Scandinavia è stata per me (o ha rappresentato per me) l’inizio di un viaggio, anche interiore.

In quegli anni ero accompagnata in questa ricerca dalla mia dottoressa, la psicologa che, con infinita pazienza, mi teneva per mano nel lavoro di ricerca di me stessa.

(ma anche questa è un’altra storia)

Stavo cercando me stessa, come tanti, in fondo. Non sapevo ancora che quella stessa ricerca sarebbe andata avanti per anni, per decenni. Ed è ancora in corso, in fondo, come Jung ci insegna.

La Norvegia è il gomito del mondo

Visti da quassù – dal gomito del mondo – dalla mia adorata Norvegia, oggi, venticinque anni dopo, quegli anni sembrano irreali, mai esistiti: mi fanno molta tenerezza, per le tante cose che non sapevo e che mi avrebbero tenuta impegnata per anni.

Questo di questa volta, dopo tante cose accadute, sarà un viaggio all’insegna della guarigione. All’insegna della scoperta e della ri-scoperta. Di me. Degli altri. Delle cose davvero importanti.